Biografia

 

Roberto Braida nasce a La Spezia nel 1953 dove tutt’oggi vive e lavora in Via D.Fiasella 22.

Si dedica fin da giovanissimo al disegno e alla pittura; ottimo disegnatore, perfeziona le più disparate tecniche pittoriche sotto la guida del Maestro Gino Bellani, che vede nel suo allievo una naturale forte inclinazione per le arti figurative.

Si interessa e studia il percorso della storia dell’arte e ben presto emerge la sua attitudine verso il movimento surrealista, quel surrealismo che eccita la pittura che sogna, forse la ricerca dell’utopia, e approda ad un linguaggio originale che esalta con le sue doti di eccellente colorista, mediante l’uso di colori ad olio.

Le opere giovanili sono caratterizzate da dipinti che narrano storie di relitti arenati su spiagge deserte e isole dei desideri che fluttuano sopra distese marine in luoghi senza tempo.

Si percepisce la pulsione creativa che porta a stesure metafisiche di grande suggestione.
 

In queste composizioni è evidente la ricerca di equilibrio tra spazio e immagine, con esigenze estetiche che si traducono in atmosfere permeate da un senso di vastità, di smarrimento e di poesia e, nel contempo, di grande liricità.

Approda poi ai particolari ritratti surreali che rappresentano personaggi storici o fantastici, soprattutto femminili, che vivono in ambientazioni create appositamente per loro.

Donne, meglio dire figure, il cui viso è un sensualissimo fiore, pronte a lanciare il loro richiamo amoroso con profumo inebriante, e poi principesse, regine, ballerine - come Sallambò, Mata Hari, Isabella, Lucrezia - spesso rappresentate in pose voluttuose e distaccate, in atteggiamenti maliardi che sprizzano un sottile erotismo e un’ineccepibile eleganza.

I dipinti, in realtà, sono misteri da scoprire aldilà del dato figurativo, vere e proprie sciarade ricche di dettagli, che suggeriscono all’osservatore uno straordinario viaggio in epoche remote, quasi fossero fantastiche macchine del tempo.

Sul finire degli anni ‘90 dipinge paesaggi fiabeschi che richiamano alla memoria le terre del nord e le brughiere dove spesso una piccola figura femminile, Henriette, con i suoi capelli rossi e gli abitini di cotonina mossi dal vento, umanizza l’orizzonte e si protende su di un mare le cui linee prospettiche portano aldilà dello spazio rappresentato, in alcuni anni essa diventerà regina di maree.
 

L’artista diviene così un “metteur in scene” o citazionista di luoghi e rituali di un’arte che sembra provenire del passato. L’assorto descrittivismo, l’intensità delle atmosfere, l’immagine di una realtà da interpretare depongono sulla superficie del quadro un mondo alla Friedrich, laddove l’apparenza della compiutezza formale e l’incidenza oggettiva sono da cogliere nella verifica costante di una pittura che ha il fascino di un neoromanticismo.

Dopo alcune opere di transizione che facevano già intuire una svolta stilistica e nuovi interessi artistici, con caparbia volontà di ricerca, Braida ha un vero rinnovamento estetico e pur rimanendo legato al “suo” mare ed al suo mito, affronta una nuova dimensione.

I quadri si fanno materici, usa sabbie e polveri di marmo, scompaiono i riferimenti a qualunque dato realistico e le sue opere sembrano scenari di geografie astratte, viaggi ideali nei quali emozione e armonia si mescolano ad atmosfere silenziose, misteriose e invitanti, nascono le Linee d’Acqua.

Quell’orizzonte che il maestro oggi tinge di colori inventati sono il massimo che la mente possa concepire: al di là si trovano le speranze individuali di paradisi più o meno artificiosi, così il mare diventa il palcoscenico maestoso delle nostre passioni e dei nostri sogni